Il dibattito è più acceso che mai ultimamente, sui forum e nei siti di settore si discute spesso del confronto tra free to play e pay to play. Le idee non sono molto chiare, le intenzioni degli F2P si contraddicono tra loro e non si sa ancora che ruolo avranno in futuro.
Quel che è certo è che le correnti di pensiero sono tante e le differenze interne tra un free to play e l’altro non aiutano a stabilirne una definizione precisa. C’è chi li ha soprannominati P2W, ovvero pay to win (pagare per vincere), per via del fatto che all’interno di alcuni giochi vengono venduti pacchetti e oggetti che semplificano la vita al giocatore, avvantaggiandolo notevolmente rispetto ai concorrenti.
Il disaccordo tra Freemium e Free to play
Pensate alla doppia personalità, quel disturbo che nei film e cartoni animati ha spesso suddiviso in due parti distinte una singola persona, alternando il bene e il male nello stesso medesimo corpo. Stesso paradigma è quello tra il modello free to play e freemium, entrambi con la stessa facciata, ma con all’interno regole totalmente differenti.
Freemium è il termine affidato a quegli MMO che poi tanto liberi non sono, quelli che sembrano esser una DEMO senza limiti di tempo, ma che poi bloccano l’accesso alle caratteristiche più importanti di gioco, chiedendo di pagare un abbonamento per poterne usufruire al 100%. Il problema è che gli MMO freemium vengono annunciati e lanciati sul mercato come F2P, cercando di nascondere tutte quelle limitazioni che poi una volta entrati in gioco ti obbligheranno a pagare.
I veri free to play sono altri, ovvero quei rari MMO che rendono accessibile ogni caratteristica di gioco gratuitamente, senza limiti di livello, zone, inventario, banca, monete, trading, chat e crafting. Le uniche componenti che vengono vendute a pagamento sono i pacchetti cosmetici, che ad altro non servono se non a personalizzare ulteriormente il proprio alter ego, facendosi notare e riconoscere all’interno del gioco. Questa è la vera natura dell’F2P, che nel tempo è stata contaminata dall’ingordigia dei freemium, creando quella diffidenza che spinge il giocatore ad aspettarsi dietro la parola free, il termine fregatura. Non do torto a chi lo pensa, a chi raggrinzisce il naso quando sente dire che un nuovo titolo verrà lanciato o convertito in F2P. Ogni giocatore ha diritto di pensarlo, dato che la gran parte delle software house sta spacciando i propri prodotti per gratuiti, applicando agli utenti free limitazioni inaccettabili, le quali alla fine della favola spingono ad abbonarsi per poter partecipare senza sentirsi inferiori o castrati.
Un futuro più onesto, con una netta distinzione tra F2P e Freemium
Probabilmente l’unico modo per scongiurare la critica dei giocatori delusi dai troppi finti free to play, è quello di stabilire regole sull’onestà, volte a creare un futuro in cui sia ben chiaro e definito il modello di business adottato da un’azienda per il lancio di un nuovo MMO.
Nessuna eccezione, obbligo legale e morale di apporre l’etichetta sul proprio prodotto, rendendo chiaro a tutti e con immediatezza, cosa si cela dietro alle intenzioni degli sviluppatori. Basta con le tabelle nascoste nelle FAQ e i dibattiti nei forum, sarebbe tutto molto più semplice se su ogni homepage apparisse chiaro ed immediato il modello adottato per l’MMO in questione.
I giocatori non sono e non saranno mai stupidi, se non lo capiscono immediatamente lo capiranno in seguito, ma la delusione sarà ancor più grande, così come la figura meschina di chi ha cercato in qualche modo di ingannare l’utente per farlo iscrivere, spacciando il proprio prodotto per gratuito quando in realtà di gratuita c’era soltanto l’iscrizione.
L’uso degli acronimi come marchi obbligatori
Ecco quali potrebbero essere, secondo me, gli acronimi ideali da stampare sulla copertina di ogni MMO, di modo da dare a primo impatto un’idea chiara e inconfondibile di come il gioco intende offrire i propri contenuti.
[button color=”green” link=””]F2P[/button]Free to play, non pagare e giocare senza limiti. Scarico l’MMO gratuitamente, accedo gratuitamente, gioco gratuitamente e nessuno può acquistare vantaggi di alcun tipo. L’item shop presenta soltanto pacchetti utili alla personalizzazione del proprio personaggio, come cappelli, costumi e accessori vari.
[button color=”orange” link=””]P2W[/button]Pay to Win, pagare per vincere. Scarico l’MMO gratuitamente, accedo gratuitamente, gioco gratuitamente, ma devo sottostare a tutta una serie di limitazioni molto incisive, le quali non mi permetteranno mai di raggiungere ottimi risultati. Gioco con la consapevolezza che se mai vorrò raggiungere stimati obiettivi, dovrò sborsare quattrini, spendendo anche più di quanto richiesto normalmente dai giochi a sottoscrizione mensile.
[button color=”red” link=””]P2P[/button]Pay to Play, pagare per giocare. Compro l’MMO, pago l’abbonamento e ho accesso a tutte le componenti che il gioco ha da offrire. Il classico modello passato insomma, adottato da tutti i colossi del settore, come World of Warcraft.
Tu cosa ne pensi?
Trovi che l’idea degli acronimi come marchi obbligatori potrebbe esser un’ottima e semplice soluzione? Se hai tempo, lascia un commento, sarei felice di sapere come la pensi 😉