In molti lo attendevano, specialmente i fan del capitolo precedente, ed ecco che dopo più di 7 anni di sviluppo Webzen rilascia Mu Legend in versione finale. Il titolo è un AMMORPG, vale a dire un miscuglio tra action (in particolare hack and slash alla Diablo) e gioco di ruolo massivo, combinazione non del tutto inedita ma comunque interessante.
Alla vigilia della release ufficiale ci eravamo cimentati nella prova della open beta, trovando sia spunti convincenti sia incertezze che speravamo venissero aggiustate. Sarà questo il caso? Rompiamo gli indugi e procediamo con l’analisi dell’ultimo prodotto del noto publisher coreano.
Anteprima di gioco
Mu Legend è un sequel diretto di Mu Online e perciò il suo background narrativo e scenico si lega a doppio filo con gli avvenimenti del predecessore. La storia si basa essenzialmente sul conflitto tra luce e oscurità, in cui il giocatore interpreta il ruolo di prescelto salvato in extremis e spedito indietro nel tempo per porre fine al dominio del dio maligno Sekneum. Niente di particolarmente originale né entusiasmante dal punto di vista narrativo, dunque aspettatevi una trama fantasy standard con delle citazioni al Signore degli Anelli sparse qua e là. Andando ad analizzare la struttura di missioni primarie e secondarie si avverte una grande mancanza di ispirazione, soprattutto nelle fasi iniziali in cui ci verrà richiesto in continuazione di svolgere compiti mondani e tediosi, ad esempio uccidere un determinato numero di mostri e raccogliere oggetti. Si va avanti principalmente per il loot e per potenziarsi, trovando però spesso delle quest bloccate che per essere svolte obbligano a guadagnare livelli. Non la più sensata delle scelte di design in un ARPG.
Le classi a disposizione sono quattro, tre relegate al sesso maschile e una a quello femminile, si suppone per motivi di lore. Troviamo Dark Lord, cavalieri possenti dotati di poteri occulti, Whisperer, specializzate nei combattimenti a distanza e nello stealth, Blader, lottatori corpo a corpo che fanno uso di enormi spade in dual wielding, e War Mage, assassini capaci di neutralizzare i nemici con la forza degli elementi magici. Noi abbiamo scelto proprio questi ultimi per la review, pur avendo saggiato anche le altre classi. L’editor non offre molte opzioni e si limita a permetterci di modificare un paio di preset relativi a viso, capelli e trucco ma si posiziona senz’altro tra i migliori in un genere storicamente restio alla personalizzazione estetica dell’alter ego. Gli equipaggiamenti, peraltro, sfoggiano un ottimo look e spingono ad andare alla ricerca di bottino in lungo e in largo. La presenza di ali, pet, mount e ingenti quantità di accessori equipaggiabili dal nostro personaggio costituisce poi un notevole valore aggiunto alla sezione -chiamiamola così- fashion del gioco.
Gran parte del materiale cosmetico si può rinvenire in game, tuttavia i pezzi più pregiati risiedono come da prassi nello shop. Esso richiede nell’80% dei casi un esborso economico e fortunatamente nessun elemento al suo interno ha effetti sul gameplay. Esiste tuttavia l’opzione per abbonarsi a un servizio premium frazionato in due tier: gold e platinum. Entrambi garantiscono vantaggi significativi che modificano in maniera radicale l’esperienza utente e usufruirne per 30 giorni costa rispettivamente 5 e 10 euro. Nel servizio gold sono incluse ricompense giornaliere, slot addizionali per l’inventario, teletrasporto e sconti nelle aste; nel platinum addirittura un drop rate aumentato del 20%, attacco/difesa dei nemici ridotto del 5% e incremento addizionale del 30% nel Soul EXP, punto cruciale influente sulle statistiche del giocatore. Pay to win, allora? Sì, purtroppo, anche se si tratta principalmente di un titolo incentrato sul PvE cooperativo.
Grafica e gameplay
Tralasciando la resa cromatica spenta e la piattezza delle ambientazioni, il comparto grafico di Mu Legend non delude e anzi si pone una spanna sopra ai concorrenti grazie a un buon utilizzo dell’Unreal Engine 3 da parte del team di sviluppo. Convincono i modelli, le animazioni, gli effetti particellari e in generale il livello di dettaglio. I problemi vanno ricercati nell’ottimizzazione a dir poco precaria che pensavamo sarebbe stata affinata dopo la open beta, invece qui mostra segni di peggioramento. In certe aree il framerate cola a picco, forse a causa dell’eccessivo numero di nemici su schermo, rendendo impossibile manovrare con fluidità il personaggio. Con un motore del genere non ci si può permettere tali lacune tecniche, specialmente su sistemi high-end come il nostro (i7 e GTX 1080).
Avevamo già descritto a grandi linee il combat system e il sistema di progressione in fase di anteprima, lodandone velocità e accessibilità. Giusto per rinfrescarvi la memoria, ci troviamo davanti a un classico action RPG hack and slash con una barra da 7 abilità relegate ai tasti QWERT e al mouse, in pieno stile Diablo e Path of Exile. Ci mancava solo sperimentare ogni possibilità offerta dalla progressione ai livelli più alti e vedere l’evoluzione dell’esperienza di gioco nell’endgame. Le skill da sbloccare sono in tutto 20, hanno tre bonus percentuali ciascuna dati dai Crest, gemme dalle svariate rarità che si possono rinvenire facilmente nelle miniere o creare attraverso il comodo sistema di crafting. Poi ci sono due tipi di livello: Character e Soul Level, di cui parlavamo poc’anzi. Il primo regola il potenziamento in termini di equipaggiamenti e abilità, il secondo consente di specializzare l’eroe conferendo punti a determinati valori come attacco, difesa, punti vita, velocità di movimento, etc. Niente di complicato, semplicemente un’opzione in più per incorporare un ulteriore strato al sistema. Sistema che, tra l’altro, funziona bene sia nelle modalità PvE che PvP. C’è l’Endless Tower, una torre infarcita di avversari progressivamente più forti, i Lupa’s Labyrinth, dungeon labirintici zeppi di tesori e Blood Castle, una modalità orda a tempo. Tutto può essere affrontato in cooperativa con team da 2 a 5 giocatori e lo consigliamo vivamente dal momento che Legend dà il meglio di sé quando lo si gioca in compagnia. Ai fanatici del PvP, invece, Webzen fornisce una modalità 5 vs 5 e 10 vs 10 in cui l’obiettivo è la conquista di altari magici, oltre alle arene 1 vs 1 dove ci si sfida all’ultimo sangue.
Ad ogni modo la musica, in termini meccanici, non è cambiata granché rispetto alla beta. I combattimenti con i boss sono rimasti abbastanza soddisfacenti, a fronte di moveset articolati e una difficoltà tarata verso l’alto che di certo non dispiace. Gradevoli allo stesso modo i Rift, dungeon parzialmente procedurali che contengono nemici temibili e loot invitante, senza dubbio il pezzo forte di Mu Legend. Dove il gioco zoppica, invece, è nell’esplorazione al di fuori dei dungeon, vista la linearità delle mappe che a dispetto dell’apparenza open world si rivelano essere corridoi indipendenti collegati da portali. Avremmo anche potuto accettare questa struttura, se non fosse per il numero spropositato di mob dal respawn velocissimo disseminati senza alcun criterio in ogni angolo del mondo. Talora è impossibile persino fermarsi a parlare con un NPC poiché si viene assaliti continuamente da orde di creature inferocite che non danno tregua e obbligano allo scontro perpetuo facendo venire un po’ a noia lo stesso sistema di combattimento. Capiamo che si tratta in parte di un MMORPG ma c’è decisamente qualcosa di sbagliato quando un giocatore passa la stragrande maggioranza del tempo sul server fuggendo stremato da decine di mostri anziché uccidendoli e guadagnando esperienza.
Conclusioni
Mu Legend è un titolo studiato per la fruizione in cooperativa e come tale non offre un’esperienza single player indimenticabile, anzi a dire il vero riesce ad annoiare dopo poco a causa di alcune scelte di design davvero bizzarre. Se non avete un team con cui intraprendere raid e godervi tutti i contenuti PvE presenti nell’offerta ma volete comunque dare una chance all’AMMORPG di Webzen, vi consigliamo di concentravi sui Rift, dungeon costruiti in modo impeccabile, e sulle ottime modalità PvP. Pur non esente da difetti, Legend si pone in ogni caso come valido competitor asiatico agli hack and slash occidentali che oggi dominano il mercato su PC.