Creare spin-off di titoli già esistenti, specie se si tratta di IP rinomate, comporta spesso dei rischi. Da un lato c’è la possibilità che il prodotto risulti indigesto ai fan di lunga data, dall’altro che continui ad essere ignorato dalla fetta di pubblico non interessata alla serie d’appartenenza. Se poi parliamo di giochi indie il pericolo di fallimento diventa ancora più alto, stando al cospicuo numero di videogiocatori odierni che giudicano un libro dalla copertina. Detto con tutta sincerità, anche noi stavamo per commettere lo stesso errore con Chronicle: Runescape Legends.
Pensavamo infatti si trattasse dell’ennesimo clone di Hearthstone e, spinti anche dall’indifferenza verso il mondo di Runescape, eravamo prontissimi a saltarlo piè pari. Il caso ha voluto che non sia andata così, per nostra fortuna, e già dopo qualche partita ci siamo accorti delle grandi potenzialità del card game di Jagex. Vediamo in che modo il titolo riesce a spiccare e distanziarsi dalla concorrenza in un genere afflitto, come nel caso dei MOBA, dalla stagnazione e dal riciclo continuo di idee.
Anteprima di gioco
Chronicle è un CCG basato sull’universo di Runescape e strutturato più alla maniera dei giochi da tavolo classici che in stile Magic e compagnia. Due giocatori si sfidano su campi di battaglia mutevoli irti di insidie piazzate sotto forma di carte dalle mani di entrambi, con una particolarità inedita: ognuno forgia il proprio cammino scegliendo quali tesori scoverà e che tipo di nemici gli si pareranno davanti. Davvero interessante il concept, tradotto in un sistema di meccaniche tanto immediate quanto ricche di profondità, dall’alto del suo riuscitissimo mix di avventura, strategia ed elementi RPG ben calcolati. La pianificazione prende il sopravvento sulla mera casualità, le tattiche utilizzabili sono sterminate, il senso di appagamento che si ottiene a fine partita ha decisamente pochi eguali nel genere.
Ma rimandiamo per il momento l’analisi del gameplay e concentriamoci sull’aspetto contenutistico. Le modalità disponibili sono in tutto 5, 2 single player e 3 multiplayer. Nell’allenamento potremo occuparci di sbloccare i 6 eroi con relative tipologie di mazzo e ottenere un pacchetto bonus dopo averli sconfitti un paio di volte a qualsiasi livello di difficoltà. Intraprendendo la campagna dovremo invece superare una dozzina di sfide a tema contro avversari dalla potenza crescente al fine di guadagnare carte speciali e valuta di gioco, da utilizzare nello shop; entrambe riescono ad intrattenere per il giusto numero di ore offrendo al contempo un’approfondita introduzione delle meccaniche ai nuovi utenti. Sul versante online troviamo le classiche Casual e Ranked in cui sfidare giocatori reali, infine la modalità Draft, Dungeoneering, dove creare un deck di 30 carte tra quelle proposte in modo casuale e tentare di raggiungere le 12 vittorie senza perdere per più di 2 volte. È poi presente una comoda sezione che tiene traccia delle statistiche in game e degli obiettivi raggiunti, dentro cui sono anche racchiuse le leaderboard.
Da buon CCG free to play Chronicle si limita a vendere bustine d’espansione (contenenti 5 carte) e una manciata di oggetti puramente cosmetici acquistabili solo tramite esborso di valuta premium. Come sempre l’alternativa migliore per gli utenti non paganti viene rappresentata dall’accumulo di monete ricevute al completamento delle missioni giornaliere, copiose e variegate in confronto a quelle viste tra i concorrenti. Difatti in linea di massima i progressi di un account F2P non sono neanche così lenti, a patto di effettuare un log in giornaliero e riscattare i bonus generosamente offerti da Jagex. Il set di base conta un centinaio di carte su un totale di 400, acquisibile in buona parte completando le modalità in singolo o uscendo vittoriosi dal Dungeoneering. Possiamo dunque considerare pressoché assente il tedioso grinding e corretta l’interpretazione del modello economico.
Grafica e gameplay
Pur non sfoggiando un’estetica tridimensionale da urlo, Chronicle fa uso di uno stile retrò reminiscente dei vecchi Elder Scrolls unito al fascino dei giochi da tavolo con pedine miniaturizzate. Il campo di battaglia è un enorme tomo aperto all’interno del quale si manifestano ambientazioni magiche realizzate egregiamente. Notiamo gradevoli effetti di post-processing, ombreggiature realistiche e in generale un comparto tecnico degno di nota per il genere di appartenenza. In partita si respira un’atmosfera tranquilla, rilassata, senza tempo, anche grazie a una colonna sonora zeppa di tipici motivi da taverne medievali che, secondo noi, non si può non apprezzare. Buono il doppiaggio degli eroi, discreto il resto del sound design; ottimi, infine, menu e interfaccia, con l’unica pecca di non prevedere in alcun modo l’inclusione della lingua italiana.
E ora analizziamo il fulcro dell’esperienza. Entrando in partita ci si accorge immediatamente della differenza con gli altri CCG in circolazione. Innanzitutto il mulligan iniziale non è limitato, quindi potremo rimpiazzare ogni singola carta pescata prima che il match prenda il via. Quando ciò accade appaiono 4 punti illuminati sul campo, sui quali bisogna (ma non è obbligatorio) posizionare le proprie carte nella sequenza in cui si desidera che vengano attivate. Queste carte, però, non servono ad attaccare l’avversario bensì l’eroe personale. In sostanza il giocatore crea la sua mini-avventura attraverso le carte mandate in campo, che gli permettono di accumulare oro, salute, armatura e attacco. Le ultime tre funzionano esattamente come in Hearthstone, mentre l’oro serve a utilizzare le magie, carte dagli effetti più disparati che permettono, tra le altre cose, di interagire con il nemico in diversi modi. Non abbiamo riscontrato particolari sbilanciamenti né eccessi di effetti randomici a compromettere il ritmo fluente e ragionato delle sfide.
Queste si concludono in 5 turni (o capitoli), per un massimo di 20 carte giocate, e ognuno si tiene in un capitolo caratterizzato dal cambio di scenario. Se alla fine dei capitoli entrambi i giocatori rimangono in vita, il match viene deciso da una battaglia campale a singolar tenzone che funge da perfetto coronamento della quest intrapresa. Le strategie possibili sono estremamente variegate ed è improbabile trovarsi nella medesima situazione per più di 2 volte. A noi piace optare per la tattica paziente dell’accumulo di potenza e risorse da capitalizzare nel quinto capitolo ma c’è anche chi punta a neutralizzare l’avversario nel minor tempo possibile usando gadget e incantesimi. Inutile ribadire quanto sia originale e ispirata tale struttura di gioco: sembra quasi di essere i dungeon master di se stessi in un fortunatissimo miscuglio di Dungeons and Dragons, Guild of Dungeoneering e un pizzico di Hand of Fate. È raro incappare in un titolo free to play, per giunta indipendente, dotato di simili qualità.
Conclusioni
Se la recensione finisse qui la valutazione di Chronicle corrisponderebbe senza dubbio all’eccellenza piena. Parliamo di un gioco di carte collezionabili online che si differenzia dalla massa di cloni di Hearthstone grazie ad un gameplay atipico, profondo e divertente in grado di catturare già dopo qualche partita. C’è un’ingegnosità notevole dietro la struttura di questo titolo.
Purtroppo, e questo non è un dato da sottovalutare, la community su Steam sta svanendo rapidamente. Ci si impiegano minuti a trovare una partita online, il che potrebbe essere motivato dall’apparente cessazione del supporto contenutistico da parte degli sviluppatori. Triste ma vero, i server sono in preda alla desertificazione. Paradossalmente l’unico difetto di Chronicle non risiede nel gioco stesso eppure ne compromette la fruibilità in modo alquanto pesante.
Consigliamo comunque di provarlo, d’altronde è gratuito e la componente single player risulta più che godibile ma aspettatevi di trovarvi davanti a un’attesa minima di 5 minuti in fase di matchmaking. Vuoi per il disinteresse degli sviluppatori, vuoi per la superficialità della community dei CCG, fossilizzata sui titoli più popolari, Chronicle: Runescape Legends non sta riscuotendo il successo che meriterebbe. Ed è un vero peccato.