In seguito al successo del primo Dungeon Defenders, uno dei migliori tower defense della vecchia generazione, Trendy Entertainment ha voluto mirare ancora più in alto per consolidare la posizione di rilievo all’interno di un genere popolare ma per nulla sovraffollato, diversamente dalla controparte MOBA.
Con Dungeon Defenders II, che ha goduto del supporto degli utenti Steam in Early Access fino allo scorso 20 giugno, gli sviluppatori statunitensi cercano di arricchire ulteriormente questa tipologia di strategico, inserendo nel mix elementi tipicamente RPG come loot, livelli e pet, insieme a una struttura a grandi HUB simile a quella di certi MMO. Per scoprire se l’esperimento sia effettivamente riuscito abbiamo sviscerato il titolo offline e online saggiando tutto ciò che aveva da offrire.
Anteprima di gioco
Dungeon Defenders II rientra nel genere dei tower defense, giochi imperniati sulla costruzione e difesa di postazioni dagli attacchi di ondate di nemici frazionate in 3 o più tranche regolari. È importante notare come Dungeon Defenders II abbia -per quanto banale- un background narrativo e lo sfrutti da subito per introdurre le proprie meccaniche di base attraverso un tutorial che funge da prologo alla campagna vera e propria, giocabile in single player e in cooperativa online. La trama sembra ruotare intorno alle peripezie di quattro eroi a cui è stata affidata la missione di difendere il regno dalle invasioni di orchi e altre creature mostruose dotate di poteri oscuri. Ovviamente non aspettatevi nulla di trascendentale perché si tratta pur sempre di una manciata di brevissime cutscene e scambi di battute poco ispirate in stile Orcs Must Die Unchained, tuttavia ci ha fatto piacere osservare la presenza di un filo logico di contiguità tra una sezione e l’altra.
Le sezioni sono suddivise in mappe chiuse, ognuna costruita con un level design costante nella presenza di un nucleo centrale da proteggere, diverse aperture laterali per lo spawn dei nemici e una serie di vie d’accesso lungo cui piazzare scudi, trappole e torrette. Gli scenari sono stati studiati per la fruizione in multiplayer e vi si può accedere comodamente dall’HUB di gioco, un villaggio completo di negozi, fabbri, zone di aggregazione e allenamento. I posti da visitare sono tanti ma saltano subito all’occhio: tra questi il venditore di pet da cui acquistare un compagno animale che fungerà da spalla in battaglia, il mercante che fornisce equipaggiamenti di ogni tipo, essenziali nello sviluppo del personaggio, e così via. Avremmo comunque preferito che il tutorial, oltre a mostrare i fondamenti del gameplay, ci accompagnasse in una sorta di visita guidata in quel di Etheria, spiegando nel dettaglio una serie di concetti che siamo stati costretti a scoprire da soli impiegando qualche ora, come ad esempio la presenza di missioni giornaliere e modalità alternative.
Il cast di eroi è fisso, dunque non esiste una creazione del personaggio. Quelli a disposizione possiedono set unici di trappole e abilità, sono in tutto 10 e solo 4 vengono resi disponibili gratuitamente, il resto può essere acquistato con esborsi monetari o con un grinding molto, troppo, lungo. Lento (e piuttosto piatto) anche il livellamento che consente lo sviluppo statistico collettivo, vista la possibilità di usare fino a 4 eroi a partita a seconda delle necessità, giacché nell’end game si viene in possesso delle Skill Spheres, manufatti potentissimi che rimpiazzano del tutto le statistiche guadagnate con il level up. Il perchè della loro esistenza rimane un mistero, non tanto per l’eccessiva efficacia quanto per il fatto che annullano completamente il senso di progressione. Peraltro equipaggiarle richiede slot, e gli slot costano abbastanza. Per quanto riguarda il loot segnaliamo un eccesso di oggetti inutili e una certa penuria di reliquie di valore, forse un po’ alla Borderlands, aspetto che potrebbe far storcere il naso ai meno favorevoli alla contaminazione RPG di facciata. Ad ogni modo, considerando che controlleremo fino a 4 personaggi dall’inventario condiviso, la scelta non appare poi tanto ingiustificata né fuori luogo.
Grafica e gameplay
Il comparto grafico di Dungeon Defenders II migliora molto rispetto a quello visto nel predecessore. Innanzitutto si libera delle tinte abbaglianti per adottare un look più naturale, poi aumenta in modo notevole il dettaglio degli scenari pur mantenendo il classico stile da cartone animato occidentale, infine aggiunge animazioni ed effetti gradevoli che danno vitalità ai combattimenti. Il motore, intendiamoci, è lo stesso, perciò non sono stati compiuti dei miracoli in ottica current gen, però la resa complessiva può dirsi oltremodo soddisfacente. Buoni anche il sonoro e l’ottimizzazione tecnica, capace di far mantenere al gioco più di 60 fps a dettagli alti persino su PC di fascia medio-bassa.
Sul versante gameplay gli sviluppatori hanno scelto di mantenere i legami con il primo capitolo. La struttura rimane pressoché invariata miscelando abilmente meccaniche da action RPG a tower defense, con l’eccezione del mana che adesso non viene più condiviso da torrette e abilità insieme. Ciò consente ai giocatori di costruire, rinforzare e riparare i propri artefatti senza doversi preoccupare ossessivamente di andare a corto di risorse. Inoltre l’interfaccia di costruzione è stata semplificata e grazie al nuovo design delle mappe i luoghi in cui piazzare le difese risultano maggiormente accessibili. Le location disponibili sono una quindicina, le modalità ben 5, campagna inclusa. Tra le più rilevanti citiamo senz’altro Onslaught, basata sulla sopravvivenza a round, e Endgame, priva di qualsivoglia facilitazione ma generosa nelle ricompense.
Il leitmotiv comune a ogni modalità si individua naturalmente nell’alternanza tra la fase di costruzione e quella di combattimento. Nella prima gli eroi raccolgono il mana verde (destinato alle trappole) dagli appositi forzieri investendolo per fortificare le zone d’accesso nemiche, nella seconda ci si dedica alla battaglia vera e propria. Quest’ultima consiste nel respingimento costante di orde di mostri controllati dall’intelligenza artificiale, il cui unico obiettivo è distruggere il nucleo situato al centro della mappa. Nonostante il combat system sia davvero semplicistico, l’IA mediocre e i nemici abbiano una quantità tale di salute da renderli spugne, in fin dei conti l’esperienza riesce a offrire dosi moderate di divertimento a cuor leggero. Non è di certo un Dark Souls o un Bayonetta, chiaro, però si lascia giocare tranquillamente sia da casual sia da core gamers.
Conclusioni
Dungeon Defenders II espande e migliora il predecessore quasi in tutti i reparti, offrendo tra l’altro un modello free to play sostenibile (anche se l’acquisizione degli eroi richiede un lungo processo di grinding) e il pieno supporto tecnico e contenutistico da parte del team Trendy Entertainment. Il titolo ha sì dei difetti, alcuni abbastanza vistosi come una progressione irregolare, un sistema di combattimento semplicistico e un’intelligenza artificiale anacronistica, ma se provato a piccole dosi è capace di far dimenticare i propri punti deboli e di conseguenza divertire.
Ci aspettiamo che gli sviluppatori rimpinguino di continuo la mole contenutistica dell’offerta, già abbondante, così da attrarre sempre nuovi utenti e riuscire col passaparola laddove il debolissimo marketing ha fallito. In tal senso potrebbero aiutare delle offerte di benvenuto ai novizi, seguendo la scia dei titoli online decisamente più blasonati come Heroes of the Storm e Skyforge. Come sempre in questi casi, staremo a vedere.